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Anteprima
28 e 29 giugno Sub-Riemannian Geometry and Topolo(gy)
Simposio internazionale di matematica
in collaborazione con l’Istituto di Topologia di Topolò

Organizzazione scientifica:
Ugo Boscain, CNRS, Sorbonne Université
Philippe Jouan, Université de Rouen
Mario Sigalotti, Inria, Sorbonne Université
venerdì 6 luglio
dal mattino Visioni di scarto. Omaggio a Žerjal
avvio del cantiere di montaggio di Super 8
condotto dalla regista Alina Marazzi
a cura del Kinoatelje di Gorizia
da oggi fino a giovedì 12 Faccia a Faccia: ritratti di chi c’è e di chi c’era a Topolò
un progetto di Andrea Silicati
verso le sei della sera The new wild
un libro presentato da Christopher Thomson
all’imbrunire Figure del mito e canti di Resia
Concerto del coro spontaneo del gruppo folkloristico di Resia
animazioni digitali di Cosimo Miorelli
con il buio, al cinema Ocean Cantos
film di Andrej Zdravič
in collaborazione con Isola Cinema
in paese, in loop Per un teatro clandestino, di Antonio Neiwiller
audio-installazione di Antonella Bukovaz e Claudio Parrino

Scaling Microspace
4 video girati a Topolò da John Grzinich

ToBe Continued 2018. Suoni dal mondo
a cura dell’Officina Globale della Salute di Topolò
sabato 7 luglio
dalle sei alle sette del mattino Percorso meditativo nel bosco
con il poeta e scrittore Tiziano Fratus
nel pomeriggio alla cascata di Stamorčak
Filippo Orefice
per sax solo e suoni ambientali
in un luogo chiuso, nel bosco Una poesia un seme
letture per due persone alla volta di Tiziano Fratus
verso le sei della sera apertura
parole autorevoli per la XXV Stazione

Robida 5
una pubblicazione per i 25 anni
a cura di Vida Rucli, Dora Ciccone, Janja Šušnjar
con il buio, in piazza grande ...e mettila da parte
incontro con Michele Astori, Errico Buonanno e Pif
a seguire Homo, TriOn3 in concerto
Mauro Bon, basso; Sandro Carta, tromba
Katinka Dimkaroska, flauto tididibab
domenica 8 luglio
alle dieci del mattino

Passeggiata verso Javorsca lungo il sentiero Neiwiller

oggi e domani Spirit of place
performance sonora di Jan Vysocky
durante il pomeriggio Voci dalla sala d’aspetto / Glasovi iz čakalnice
Il bosco è un mondo
parole dedicate agli alberi da Tiziano Fratus
verso le quattro Dotik
Radio Cereda
incontro con Sally McIntyre
in piazzetta Per violoncello e clarinetto
concerto di Giovanni Maier e Filippo Orefice
a seguire Stiamo scomparendo. Viaggio nell’Italia in minoranza
incontro con la redazione della rivista CTRL
con il buio, al cinema Playing men
un film di Matjaž Ivanišin
in collaborazione con Trieste Film Festival nell’ambito di TFF in tour
nella notte Suono e risonanza
Topolovska Minimalna Orkestra, live in Arnoldstein
video-dono di Unikum, regia di Niki Meixner
lunedì 9 luglio  
da oggi a venerdì 13 Izgubljene poti in besede | Persi sentieri, perse parole
lezioni di sloveno passeggiando nel bosco
un progetto di Janja Šušnjar
da oggi a domenica 15 Paesaggio sociale // Paesaggio visibile
una performance di Giulia Iacolutti
verso le sei della sera Dotik
incontro con il musicista Jan Vysocky
al tramonto The Original Klezmer Alef Band
in collaborazione con il festival Viktor Ullmann
con il buio Voci dalla sala d’aspetto / Glasovi iz čakalnice
Quel Carso felice
poesie, suoni, parole dedicate al poeta Srečko Kosovel
con Michele Obit e Amalia Stulin
e il coro Fajnabanda con Roberto Corsano, Federica Mercuri e Anna Martina
martedì 10 luglio  
da oggi fino a domenica 15 R-R _ cantiere della Topolovska Minimalna Orkestra
condotto da Antonio Della Marina
al tramonto Jubilaeum 40
concerto per sole percussioni di Zlatko Kaučič
con il buio Visioni di scarto. Omaggio a Žerjal _ esiti del workshop
presentazione dei lavori di Livia Galtieri e Matej Okroglič
e incontro con i registi Aljoša Zerjal e Alina Marazzi
mercoledì 11 luglio  
da oggi a sabato 14 Hayè 3 _ cantiere condotto da Alina Marazzi e Paolo Solcia
dall’opera di Mauro Montalbetti
al tramonto Arte e territorio: riconfigurare la territorialità in aree geografiche marginali.
Viaggio tra i paesi italiani di montagna che hanno scommesso sulla cultura.
una ricerca di Stefano Del Medico
a cura dell’ITT Istituto di Topologia di Topolò
con il buio, al cinema Meteorlar
un film del regista curdo Gürcan Keltek
in collaborazione con Trieste Film Festival nell’ambito di TFF in tour
al termine La notte
concerto per tromba di Flavio Zanuttini
giovedì 12 luglio  
dal pomeriggio Hayè 3 _ installazione interattiva work-in-progress
presso l’Ambasciata di Norvegia
al tramonto Da Monteverdi a David Bowie
concerto del duo Canary Pipe
Irene Brigitte, voce e chitarra; Ilaria Fantin, arciliuto e voce
con il buio, al cinema Kratki izlet
un film di Igor Bezinović
in collaborazione con Trieste Film Festival nell’ambito di TFF in tour
segue Versopolis
un cortissimo di Jan Cvitkovič, prima mondiale
venerdì 13 luglio  
oggi, sabato e domenica in luoghi diversi del paese
1-2
performance di Marilisa Cosello

presso le cascatelle Stamorčak
CascataSonata
un’installazione di Michael Delia
verso le sei della sera Dotik
Casa Azul _ incontro con l’artista Giulia Iacolutti
a cura dell’Ambasciata dei Cancellati
al tramonto Suoni a margine. Pratiche di ascolto
un progetto sonoro di Nicola Di Croce
con il buio, al cinema La botta grossa
un documentario di Sandro Baldoni
nella notte Avalanche
un documentario di Carlos Casas
sabato 14 luglio  
oggi e domani in una casa del paese
Avalanche di Carlos Casas
un progetto work-in-progress con i musicisti della Stazione
verso le cinque della sera Voci dalla sala d’aspetto / Glasovi iz čakalnice
incontro con Miha Mazzini e Tatjana Rojc, scrittori
a cura dell’Ambasciata dei Cancellati
al tramonto Musica per camaleonti
indagini, flirt, esperimenti e sogni americani per pianoforte
concerto di Luisa Valeria Carpignano
con il buio, in piazza grande Mappature digitali
concerto de Les Tambours de Topolò
a seguire Cinema grattacielo
un documentario di Marco Bertozzi
a cura dell’ITT Istituto di Topologia di Topolò
domenica 15 luglio  
verso le dieci del mattino lungo il sentiero degli artisti
Ricollocando le stelle in bosco
posa della stella di Gilberto Zorio
nel pomeriggio R-R_ esiti del cantiere dedicato a T.Riley e F. Rzewsky
concerto della Topolovska Minimalna Orkestra
verso le sei della sera, in chiesa Metamorfosi
composizioni per arpa di autori contemporanei
concerto di Emanuela Battigelli
all’imbrunire Inaugurazione dell’Accademia del Passo Ridotto
con Gianfilippo Pedote e Elvio Annese
con il buio, nel bosco 12.116 pezzi
raccontati da Lorenzo Cerneaz
a seguire Sacred Honey di Alessandra Celletti
concerto per piano gran coda
musiche di Gurdjieff - De Hartmann
a cura di Cerneaz Pianoforti

la partecipazione a tutti gli eventi e ai cantieri è gratuita











Stazione di Topolò · Postaja Topolove
è realizzata da
Associazione Topolò - Topoluove

con il patrocinio e la collaborazione
Comune di Grimacco (Udine)

con il contributo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia | Assessorato alla cultura

e il sostegno di
Urad Vlade RS za Slovence v zamejstvu in po svetu
ERPAC, Sanofi, Fondazione Friuli

in collaborazione con
Kinoatelje Gorizia, Film festival Kino Otok Isola Cinema,
Trieste Film Festival, Festival Viktor Ullmann, Cerneaz Pianoforti,
ProLoco Nediške Doline

direzione artistica Moreno Miorelli, Donatella Ruttar
direttore tecnico Valerio Bergnach
Voci dalla sala d’aspetto | Glasovi iz čakalnice a cura di Michele Obit

info: morenomior@gmail.com · donatellaruttar@gmail.com
+39 335 5643017 | +39 338 8764776


The New Wild

un libro di Christopher Thomson

Pochi si sarebbero aspettati un successo così clamoroso per il documentario, The New Wild, girato nella remota Val Aupa dall’inglese, naturalizzato dordollese, Christopher Thomson. Non certo per l’alta qualità del prodotto quanto per il tema trattato e per il metodo di ripresa. L’opera di Christopher ha riempito le sale del Friuli e di molte altre località italiane e straniere, partecipando con successo a festival prestigiosi. Invece che il solito DVD, il regista ha scelto di proseguire il percorso della sua creatura producendo un libro ricco di immagini e parole... di fatto un DVD cartaceo. Lo presenta a Topolò, luogo che gli è stato di stimolo creativo e di affetto umano durante tutte le fasi di lavorazione.

Sub-Riemannian geometry and Topolo(gy)

r28 e 29 giugno 2018
Simposio internazionale di matematica

Sub-Riemannian geometry and Topolo(gy) è il seguito del workshop Control and Topology organizzato a Topolò nel 2011. I partecipanti hanno mantenuto il ricordo di un luogo dalla atmosfera ideale per le loro discussioni e perfetta per nutrire la loro creatività. Sono loro ad aver dato lo spunto per questo nuovo evento. L’argomento scelto quest’anno è astratto e tattile, e sembra sposare perfettamente l’estetica del luogo. La geometria sub-Riemanniana studia un mondo in cui in ogni punto dello spazio solo alcune direzioni possono essere seguite. Anche se i vincoli sono onnipresenti, in questo mondo è possibile trovare un percorso che colleghi qualsiasi coppia di punti. Una caratteristica del mondo sub-Riemanniano è che la sua dimensione appare diversa quando viene osservata in diverse scale: un mondo piatto quando misuriamo i vettori, ma altre dimensioni si aggiungono quando misuriamo distanze, volumi, curvature. Ci incontriamo a Topolò per condividere le nostre scoperte e la nostra visione su queste ricche strutture geometriche, le loro proprietà universali, le loro incarnazioni del mondo reale.

Organizzazione scientifica: Ugo Boscain, fisico e pianista di formazione, matematico e controclaronista nella vita. Si è dottorato alla SISSA di Trieste. Vive e lavora come ricercatore a Parigi. Si interessa di teoria geometrica del controllo, di geometria sub-Riemanniana e delle loro applicazioni allo studio della visione e del trattamento di immagini.
Philippe Jouan, matematico, ha studiato a Rouen, in Normandia, e svolge la sua attività di ricerca tra Rouen, Dakar e Antofagasta. Si interessa di proprietà geometriche e dinamiche dei gruppi di Lie, di teoria del controllo e di sistemi ibridi.
Mario Sigalotti, formatosi tra il Friuli e la Venezia Giulia, si trasferisce in Francia per continuare le sue attività di ricerca in matematica. E’ attualmente ricercatore a Parigi. Si occupa di teoria geometrica del controllo e di sistemi commutanti.

Visioni di scarto. Omaggio a Žerjal

Cantiere di montaggio di super 8

Dal materiale mai montato che Aljoša Žerjal ha tirato fuori dai suoi armadi, il Kinoatelje propone un laboratorio di montaggio, libero e creativo, Visioni di scarto. Omaggio a Žerjal / Vizije ostankov. Poklon Žerjalu, che invita due giovani studenti di cinema a ri-guardare gli "scarti" dei film di Žerjal. Questa vuole essere l’occasione per aprire un nuovo spazio d’esplorazione nell’incontro/scarto di elementi eterogenei immortalati da una camera super 8 più di quarant’anni fa. Oggi, una selezione di tutto il materiale, che negli anni è stato scartato e mai montato da Žerjal, ma allo stesso tempo conservato con cura, stazionerà a Topolò in una cabina di montaggio collocata nella casa Juljova. Da qui due giovani montatori, Livia Galtieri (Roma) e Matej Okroglič (Kal nad Kanalom), saranno accompagnati dalla regista-guida topolonauta Alina Marazzi per sviluppare un nuovo progetto, che sarà poi presentato a ottobre durante il festival Omaggio a una visione 2018, organizzato dal Kinoatelje. Sedersi oggi a rielaborare le immagini che hanno immortalato un altro mondo, in un altro tempo e con un altro linguaggio visivo, vuole essere un tentativo di dialogare con la storia personale di chi le ha riprese, amatore di una pratica artistica - e tecnica - che il tempo ha radicalmente rivoluzionato.
La Stazione ospiterà la cabina di montaggio per dare a questi scarti la possibilità di trovare il proprio mondo, in un proprio tempo e con un proprio linguaggio. Il risultato di questi giorni di lavoro verrà presentato a Topolò dai due montatori assieme ad Alina Marazzi e Aljoša Žerjal.

Aljoša Žerjal è uno straordinario osservatore del mondo. Attraverso l’obbiettivo della sua cinepresa a 8 mm ha documentato viaggi indimenticabili (Kazakistan, Tibet, Cile, Balcani, Mosca, Vietnam…), il suo paese natio Servola, la zona carsica transfrontaliera e il mondo dell’infanzia. Per le sue prime riprese aveva utilizzato una vecchia cinepresa tedesca Agfa, prestatagli dall’amico Edi Šelhaus, fotoreporter di guerra e cameraman. Ancora oggi osserva il mondo con meraviglia e curiosità, ammira l’uomo e la natura, i capolavori dell’antichità e l’architettura... Continua senza sosta a riprendere e montare i propri film, oggi in formato digitale.

Andrea Silicati

Faccia a faccia. Ritratti di chi c’è e di chi c’era a Topolò

Faccia a faccia è una viaggio fatto più che di passi di incontri, di persone e comunità, con cui seppur per un attimo (il tempo di un ritratto), entro in contatto. Questo progetto, è una laboratorio, ormai attivo dal 2013 sul rapporto tra individuo e comunità, tra lo spazio personale e l’anima dei luoghi che gli individui ridisegnano giorno per giorno. I luoghi hanno una storia da raccontare, forgiata dalle persone che li hanno abitati. Topolò ha una storia e dei volti con cui sono pronto ad incontrarmi in un modo per me del tutto inedito, dove mi confronterò anche con la dimensione del tempo.

Andrea Silicati, artista visivo, dopo l’Accademia di Belle Arti di Macerata, torna nella sua Jesi, presenta alcuni lavori nelle gallerie marchigiane, insegue una purezza essenziale, una qualità del segno, ma, non ancora soddisfatto, continua a studiare.

Figure del mito e canti di Resia

concerto del coro spontaneo di Resia

Il coro spontaneo femminile della Val Resia - Rezija è nato nel 2017 all’interno del Gruppo folkloristico "Val Resia" su sollecitazione del musicologo Roberto Frisano. Quest’anno, a maggio, ha partecipato al Festival del folklore di San Pietroburgo. La ricerca va alle radici del canto popolare resiano proponendo canti secondo le melodie più arcaiche e originarie. Durante il concerto proiezione di "Zverinice Tu-w Reziji" un’animazione digitale di Cosimo Miorelli realizzata per il Museo della Gente della Val Resia | Muzeo od tih rozajanskih judi.

Ocean Cantos

un film di Andrej Zdravić
(83’ - 2017)

L’acqua occupa un posto speciale nel mio cuore, è una cosa a cui faccio ritorno già da più di dieci anni, fermandomi a studiarla. Sono particolarmente affascinato dall’oceano, dai suoi ritmi e dalla sua eterna mutevolezza che richiamano la sconfinatezza della nostra interiorità. Ocean Cantos è la continuazione della mia esplorazione dell’oceano ed è un ciclo in divenire di corti filmati che studiano il dinamismo, le grandiose bellezze e la potenza dell’oceano. Le riprese vengono effettuate in varie parti del mondo (in base alla disponibilità economica), e l’opera include già i materiali ottenuti lungo le coste della California (nel Pacifico) e della Cantabria (nell’Atlantico) in Spagna (2013-2015). A partire da questi materiali sono finora stati realizzati dieci film, mentre altri otto nuovi film Ocean Cantos sono in fase di creazione.

Per un teatro clandestino

audio-installazione sul testo di Antonio Neiwiller
voci di: Antonella Bukovaz, Monika Lazar, Aljaž Škrlep

Il testo di Antonio Neiwiller è arrivato da Napoli come una calamita attratta dal campo magnetico che si è creato all’apertura della prima Postaja nel 1994. Morto pochi mesi prima, "Per un teatro clandestino" è la sua ultima scrittura e il suo manifesto poetico divenuto, per aderenza genuina e sorgiva e un po’ casuale, anche il nostro. Nel suo testo sta l’embrione della Postaja, i primi binari e la fecondità che tuttora ci benedice. Il suo è anche il nostro modo di resistere in un "tempo in cui occorre convivere con le macerie e l’orrore, per trovare un senso". Ogni sua parola apre, qui a Topolò, un luogo reale o immaginario, un destino, un’arte necessaria. Accompagna la nostra visionarietà, l’impervio del nostro fare, l’utilità del nostro essere inutili.

«Non ho mai il senso ultimo di ciò che faccio. Vorrei che niente fosse mai finito. C’è sempre qualcosa che ritorna e scompare a cui non saprei dare un nome.»

Scaling Microspace

sei video realizzati a Topolò
di John Grzinich

Queste sei piccole perle sono state realizzate nel 2002 a Topolò dal mmusicista e videomaker americano John Grzinich. Il tutto è stato realizzato con una strumentazione "leggera" e montato sul posto. Alle immagini riguardanti micro aspetti di Topolò, si aggiunge l’aspetto sonoro che John ha fatto realizzare dai musicisti presenti in Stazione, creando così un lavoro corale di grande intensità. Anche la fase di montaggio si è svolta a Topolò. Scaling Microspace è stato presentato in numerose rassegne di arte contemporanea e sound art europee ed extra-europee. Ne è passato di tempo e ci è sembrato importante riproporre quest’opera raffinatissima al pubblico della Stazione.

John Grzinich vive a Mooste, in Estonia, dove è uno dei curatori di MoKS, un grande spazio per le arti e la ricerca con il quale la Stazione di Topolò ha operato molti scambi in questi 15 anni trascorsi.

Stefano del Medico

Arte e territorio: riconfigurare la territorialità in aree geografiche marginali
Un viaggio tra i paesi italiani di montagna che hanno scommesso sulla cultura

Inizialmente il progetto si proponeva di ridefinire uno dei principali luoghi comuni dei villaggi alpini e appenninici, quello della marginalità. Il più usato è quello della «trappola orografica», secondo cui un territorio risulta marginale a causa delle sue caratteristiche naturali (fisiche, morfologiche, altimetriche). La Stazione di Topolò segna l’inizio dell’itinerario per affermare la centralità del marginale, definendone le coordinate di partenza. Un viaggio da nord a sud, per giungere fino alla collina materana, passando per la Sardegna. L’esplorazione ha messo alla prova alcuni concetti propri della disciplina geografica, come il territorio, l’azione territoriale, la territorialità. Si trattava di provare a comprendere come un processo artistico, localizzato in aree geografiche marginali, potesse contraddistinguere un nuovo ciclo del processo di territorializzazione. La ricerca conduce e interroga sul significato di luogo-bene comune, una sorta di «scrigno» dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni e nello stesso tempo nodo di scambio e di relazione che ha la forza di modificare gli spazi sociali. Un percorso guidato dalle tracce del costante processo di relazione tra ri-significazione del paesaggio e progetto artistico.

Stefano Del Medico, laureato in Storia e Società presso l’Università di Roma Tre, con una tesi dal titolo Stazione di Topolò: territorio d’incontro. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre, con un progetto dal titolo Arte e territorio: riconfigurare la territorialità in aree geografiche marginali. Lavora presso il Dipartimento VI Pianificazione Territoriale Generale della Città Metropolitana di Roma Capitale.

Igor Bezinović

Kratki Izlet
film, 75’ - 2016


Kratki Izlet (Una breve gita) è tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore istriano Antun Šoljan, scritto negli anni Sessanta. Igor Bezinović ne riprende la storia e l’ambientazione - un’Istria in abbandono - modificando però i dettagli della trama e i suoi protagonisti.
Stola, personaggio principale e voce del film, trascorre l’estate in tenda a Motovun, facendo festa la notte e dormendo durante il giorno. Una sera incontra Roko che convince lui e altri amici a partire la mattina dopo per una gita alla ricerca di famosi affreschi medievali presenti in un convento lì vicino.
Ma, quando la corriera con la quale partono per il viaggio si ferma nel mezzo del nulla a causa di un guasto, quella che doveva essere una semplice gita diventa un viaggio allegorico verso il non-conosciuto.
Ed ecco che, da questo momento in poi, compare nel film l’ottavo personaggio che si scopre più il film va avanti: il paesaggio. Piccoli paesi nei boschi, radure che si aprono dopo interminabili camminate su strade bianche assolate, prati interrotti da pali della luce, case isolate. Un paesaggio che in Istria - come ha specificato il regista alla prima del film a Rotterdam nel 2016 - è ormai quasi impossibile trovare, visto lo smisurato sviluppo turistico di tutta l’area. A parte alcuni istanti più "mediterranei" il film potrebbe essere stato girato nei boschi attorno a Topolò.

Igor Bezinović (1983), laurea in Filosofia, Sociologia e Letteratura comparata alla facoltà di studi umanistici di Zagabria e in regia all’Accademia di arte drammatica della stessa città. Ha diretto una dozzina di corti, il documentario Blokada e il lungometraggio Kratki Izlet. E’ attivo come regista in modo professionale e amatoriale.

Cinema grattacielo

di Marco Bertozzi
film documentario, 98’

Duecento case, una sopra l’altra, tutte così vicine. Una griglia segreta di aggregazioni, risistemazioni, accorpamenti che richiama l’antico desiderio dell’uomo di ricreare il suo spazio di vita. Un reticolo di lingue che ricorda l’esperienza di Babele, e ne segna di volta in volta un’idea di rifiuto o esaltazione, condanna o curiosità, vergogna o visionaria leggerezza...
Abitandoci mi sono reso conto di quale ricchezza e di quale problematicità fosse custode. Da ragazzino era un irraggiungibile albero della cuccagna. Il gioco più bello di una città luna-park, l’astronave di una vacanza che sembrava non finire mai. Lui svettava sulla metropoli balneare, con la sue pareti scintillanti, eppure tragicamente erette sulle ferite della guerra, laddove le bombe si erano più accanite.
Così il film non è solo la storia di un edificio, ma anche di una città molto particolare, come Rimini, nonché una riflessione sui nostri mutanti modi di vivere.

Marco Bertozzi (1963), fa parte di quel gruppo di autori che ha contribuito alla rinascita del documentario italiano, con un forte impegno teorico e di promozione culturale. Combina la pratica cinematografica a una forte componente teorica. Ha insegnato Cinema documentario al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla Volontè di Roma, al Conservatorio di Scienze Audiovisive di Lugano e, attualmente, all’Università IUAV di Venezia.

Il bosco è un mondo

a cura di Voci dalla sala d’aspetto | Glasovi iz čakalnice

Incedo nel cuore di un bosco di montagna. Due alberi sono cresciuti insieme, l’uno addossato, annidato, nell’altro. Si sono incurvati risalendo la competizione brutale fra albero e albero, entrambi hanno cercato di raggiungere le posizioni alte e pregare insieme al dio del tempo, che qui ha un solo nome. Gli alberi dei boschi e delle foreste non conoscono Bacco, per loro l’unica fonte è Apollo, il re del Sole. Senza l’azione di quella palla di fuoco saremmo gravitati intorno a un silenzio cosmico privo di attività coscienti.
Nonostante l’uomo continui ad abbattere alberi da almeno tremila anni, l’idea, la percezione che la fine del mondo si presenti con la caduta dell’ultimo albero non rispecchia un timore prettamente ecologico, piuttosto un senso di smarrimento cosmico. Incarna lo sradicamento dalla foresta, la madre severa che ha protetto le grotte dentro le quali siamo probabilmente venuti al mondo. Smarrendo la foresta la fede si indebolisce, si rimane senza Chiesa, senza Dio, senza le parole per la preghiera. Ammirare una conifera alta trenta o quaranta metri che si è costruita aggrappandosi alla cima di una roccia, in montagna, o sbirciare in un annoso e annodatissimo vegliardo cavernoso nel folto di un castagneto, oltre le vecchie case abbandonate di una frazione che ha smarrito il nome, ci garantiscono forse quel barlume di speranza in un’eternità del nostro respiro (...).

Tiziano Fratus è nato a Bergamo nel 1975. Ha coniato il concetto di Homo Radix, la pratica dell’Alberografia e la disciplina della Dendrosofia. L’intera sua costellazione editoriale va sotto il titolo di Arborgrammaticus e ne fanno parte, fra gli altri: Manuale del perfetto cercatore d’alberi (Feltrinelli), la Trilogia delle bocche monumentali (Laterza), il romanzo Ogni albero è un poeta (Mondadori), la Trilogia degli alberi nube (Ediciclo), le raccolte di poesie Un quaderno di radici (Feltrinelli), Musica per le foreste (Mondadori). È stato selezionato per rappresentare l’Italia nella piattaforma «Versopolis» che consorzia i più importanti festival di poesia d’Europa; sue poesie sono state tradotte e pubblicate in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, slovacco e lituano.
Cura la rubrica "Il cercatore di alberi" sulle pagine del quotidiano La Stampa.
Vive in Piemonte laddove finisce la pianura e iniziano le montagne.

Percorso meditativo nel bosco

con il poeta e scrittore Tiziano Fratus

Tiziano Fratus è nato a Bergamo nel 1975. Ha coniato il concetto di Homo Radix, la pratica dell’Alberografia e la disciplina della Dendrosofia. L’intera sua costellazione editoriale va sotto il titolo di Arborgrammaticus e ne fanno parte, fra gli altri: Manuale del perfetto cercatore d’alberi (Feltrinelli), la Trilogia delle bocche monumentali (Laterza), il romanzo Ogni albero è un poeta (Mondadori), la Trilogia degli alberi nube (Ediciclo), le raccolte di poesie Un quaderno di radici (Feltrinelli), Musica per le foreste (Mondadori). È stato selezionato per rappresentare l’Italia nella piattaforma «Versopolis» che consorzia i più importanti festival di poesia d’Europa; sue poesie sono state tradotte e pubblicate in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, slovacco e lituano.
Cura la rubrica "Il cercatore di alberi" sulle pagine del quotidiano La Stampa.
Vive in Piemonte laddove finisce la pianura e iniziano le montagne.

Izgubljene poti in besede | Sentieri persi, perse parole

lezioni di sloveno nel bosco con Janja Šušnjar

"Dicono che la parola si perda dopo esser stata pronunciata, mentre quella scritta rimane. Ma la ragione principale è che con essa si lascia una traccia d’amore e cura", scrisse Aleš Debeljak in una cartolina al proprio figlio.

Lungo le strade che da Topolò portano verso altri luoghi, una volta si parlava una lingua che aveva parole diverse. Fintantochè la strada per Clodig non divenne il collegamento principale con la valle, lungo i sentieri, dai terrazzamenti e dai prati risuonavano canzoni e racconti in dialetto sloveno.
Durante le mie camminate autunnali fra i ricci di castagna, sulla neve fresca a febbraio e tra l’erba alta e umida di fine estate, ho a poco a poco scoperto e conosciuto sentieri e nuove storie scritte nelle pietre dei muri e dei terrazzamenti e lungo stradine che li attraversano. Ho scelto così cinque sentieri, ognuno con la propria storia.
Durante la Postaja, per alcuni giorni, dopo colazione, vi accompagnerò in una passeggiata-lezione che disvelerà i sentieri e insegnerà parole e significati che si sono persi nel tempo. In questo modo riporteremo in vita i sentieri e le parole, che una volta scritte lasceranno una traccia d’amore e cura.

Janja Šušnjar ha quasi concluso gli studi di architettura a Ljubljana. Nella sua tesi di laurea si occupa di Topolò dove quest’inverno ha abitato, tra libri, alberi e pietre. Le piacciono le storie e le scoperte, le ombre che si spostano sui muri e tutte le sfumature di blu.

Pif, Michele Astori e Errico Buonanno

...e mettila da parte

E' come un voto quello che Pif ha stretto con Topolò. Arriva semidistrutto nel pomeriggio, stremato dal caldo e dai ritardi dei treni, per ripartire il mattino dopo. Sappiamo che lui va solo dove ha un senso andare e di questi suoi viaggi siamo quindi silenziosamente orgogliosi. Dalla scorsa edizione, è con lui Michele Astori, amico suo e nostro, sceneggiatore dei suoi film e spalla perfetta nella trasmissione radio "I Provinciali". Quest'anno salirà con loro anche lo scrittore e giornalista Errico Buonanno. Il programma è in via di definizione e quando sarà definito probabilmente cambierà all'ultimo momento. Come piace a loro e a noi.

Ricollocando le stelle in bosco

posa della stella di Zorio

Una grande stella, semplicissima, formata da cinque "rakle" lunghe 3 metri e dello spago per tenerle unite alle intersezioni. E’ una stella ma sono anche cinque giavellotti diretti verso tutte le direzioni, anche verso il cielo, dove stanno le stelle. Questa è l’opera che Gilberto Zorio, biellese, uno dei padri dell’arte povera, suggerì e donò a Topolò nel 1997. La stella ha resistito alcuni anni, agli uragani estivi, ai geli invernali; ogni tanto andavamo a legare qualche laccio che si era sciolto o che era stato mangiato dagli scoiattolii e dai ghiri. Poi la stella è scomparsa. Quest’anno, per ricordare il XXVesimo della Stazione, abbiamo deciso di ricrearla seguendo le sue istruzioni che ancora conserviamo su fax e di ricollocarla, vedremo dove, nel bosco intorno al paese.

Haye, 3

Cantiere ispirato all’opera lirica Haye, le parole la notte di Mauro Montalbetti

Nel corso dei tre giorni del Cantiere si invitano i partecipanti a produrre dei materiali audio e visivi, ma non necessariamente video, poiché vorremmo realizzare un’installazione che mescoli racconti sonori a fotografie e disegni e oggetti trovati o realizzati ex novo. L’idea è quella di raccogliere storie, testimonianze, orali o scritte e poi ri-raccontate, che ci parlino di viaggi reali, di oggi o di ieri, del territorio intorno a Topolò, ma anche dei luoghi che ci appartengono, dei luoghi a cui noi apparteniamo.
Le storie poi verranno "consegnate" alla memoria di oggetti inanimati di uso comune - una pentola, una valigia, un utensile per lavorare la terra; saranno questi oggetti, perduti e ritrovati durante il viaggio, che ci ri-proporranno le storie, "risvegliate" al tatto delle nostre mani. Il luogo dove sarà possibile compiere questo viaggio ideale è un fienile abitato dagli oggetti e dai materiali prodotti per l’installazione interattiva site specific. Per partecipare non sono necessarie particolari competenze tecniche, né attrezzature specifiche. Per l’immagine prediligiamo il disegno, il collage, la fotografia; per il suono è sufficiente raccogliere testimonianze e suoni con il telefono. Comporremo poi insieme l’architettura tecnica del racconto corale.

Alina Marazzi è regista di documentari, film e teatro. La sua formazione cinematografica avviene a Londra negli anni 80. Successivamente alterna la regia di documentari per la televisione, il lavoro di aiuto regista per il cinema, la collaborazione con alcune realtà artistiche (Studio Azzurro, Fabrica) , e il coinvolgimento con realtà sociali (laboratori video in carcere). Al centro della sua ricerca sono la soggettività femminile e il lavoro sulle immagini della memoria. Dal 1994 frequenta Topolò.

Paolo Solcia è laureato in Filoso a del Linguaggio. Dal 1996 collabora con centri di ricerca italiani ed europei come compositore, esecutore alle parti di elettronica e sviluppatore software di Live Electronics per Opera, Teatro e Danza. Dal 2000 è autore di opere multimediali ed installazioni audio-video con sistemi interattivi. Dal 2005 è docente di programmazione interattiva presso IED Milano. Conduce workshop MixedMedia in Italia e all’estero.

Filippo Orefice

Per sax solo e suoni ambientali

Tornare a Topolò rappresenta per me molte cose. In primis un’occasione per rivivere un luogo magnifico in mezzo al bosco dove per alcune estati ho trascorso delle intense e piacevolissime ore di studio in perfetta solitudine. Inoltre ho l’occasione di condividere la perfetta acustica naturale del bosco con un pubblico e di esibirmi per la prima volta in sassofono solo. Si tratterà di un’esperienza molto stimolante.

Michael Delia

Cascata Sonata
installation/performance

Il termine sonata viene utilizzato per la prima volta nel 17mo secolo, quando la musica strumentale comincia ad essere sempre più autonoma e distinta da quella vocale. Il significato originale del termine (derivato dalla parola italiana suonare) fa riferimento ad un pezzo da suonare, diverso da cantata.
Dalla mia prima residenza artistica a Topolò nel 2004, ho continuato a fare registrazioni con strumenti a corda: scodelle d’acqua, sedie-arpe suonate dall’acqua che scorre o le onde dell’oceano, dal vento e anche da motori meccanici. Per la Stazione di quest’anno continuerò questo lavoro che culminerà in un’installazione/performance, una sonata risuonante la memoria del flusso del tempo (come una cascata) che scorre verso Topolò e vi ci ritorna.

Michael Delia (USA) è un artista la cui arte abbraccia un ampio raggio di discipline e media. Il suo lavoro comprende dipinti, sculture, installazioni, arte sonora e performance musicali. Ispirato dall’eredità musicale di etnie e culture di provenienze varie, il contemporaneo tuttofare Michael Delia costruisce i suoi strumenti e oggetti acustici con materiali riciclati e banali. Facendo ciò, combina i risultati verificati di organologie inventate con il sistema musicale razionale del ventesimo secolo. La musica di Delia è chiaramente microtonale, meditativa, ma può anche essere drammaticamente maestosa.

Elvio Annese, Gianfilippo Pedote

Accademia del Passo Ridotto di Topolò’

l Super 8 è uno dei formati caratteristici del cosiddetto passo ridotto, una pellicola cinematografica di formato più piccolo rispetto a quello professionale (35mm in particolare), concepito in particolare per essere utilizzato da un pubblico amatoriale. Il "super 8", introdotto dalla Kodak nel 1965, ha finito per rappresentare il desiderio di autorappresentazione (e a volte addirittura di auto-celebrazione) delle famiglie appartenenti ad una middle-class di buon livello culturale e di una certa solidità economica. Il Super 8 semplificava il procedimento di ripresa e anticipava la diffusione delle video cassette, non più pellicola ma supporto magnetico, che avrebbero sostituito i filmini a passo ridotto a partire dalla seconda metà degli anni 80, moltiplicando esponenzialmente la quantità di immagini ‘private’ prodotte ogni giorno fino a dare vita a YouTube, la piattaforma web su cui si possono caricare e scambiare ogni tipo di video, esplosa letteralmente quando gli ‘smart phone’ permisero di videoregistrare in digitale direttamente dal proprio telefonino.
In questo oceano di immagini da qualche anno c’è un ritorno di curiosità per il Super 8 e il passo ridotto in generale.
Il Super 8 però, insieme a tutti gli altro formati cinematografici ridotti, dal 16mm in giù, è stato anche il supporto fondamentale di tanto "cinema sperimentale" e cinema d’arte dagli anni ’20 agli anni ’70. La scelta dei formati ridotti rispondeva in primo luogo alla necessità di assicurarsi la più completa autonomia produttiva, senza vedersi costretti a sottostare a esigenze di mercato o influenze di altro genere nel proprio modo di concepire un film. Questa libertà creativa permetteva di esplorare la natura, la struttura, la composizione dell’immagine cinematografica fino ad ogni singolo fotogramma e ha allargato il nostro sguardo, incrociando la sua ricerca anche con quella che avveniva in altri campi artistici. Ed è a questo utilizzo che l’Accademia guarda innanzitutto, per riconnettersi alla tradizione di sperimentazione legata al passo ridotto e riproporla e rilanciarla per la Stazione di Topolò e il suo territorio.
L’Accademia è sensibile però anche al potere evocativo che il passo ridotto ha nel ‘raccontare’ il periodo storico che coincide con la sua diffusione, per alcuni limiti tecnici delle cineprese amatoriali, che rendono molto riconoscibili le sue immagini. Con i film a passo ridotto abbiamo a disposizione un archivio di memoria visiva eccezionale, destinato a durare nel tempo molto più di quanto probabilmente sarà dato alle immagini digitali attuali.

Ma forse, e soprattutto, l’Accademia nasce con l’aspirazione di provare a introdurre una sorta di rimedio omeopatico all’invadenza delle immagini e all’influenza che questa quantità finisce per avere sulla nostra esperienza del mondo, fino ad alterare il rapporto con la realtà e l’idea che di essa ci si forma. Le immagini realizzate con il formato a passo ridotto richiedono tempo per rivelarsi, dalle riprese allo sviluppo della pellicola; richiedono un’alta consapevolezza del valore di ogni singola inquadratura, per i pochi minuti di durata dei caricatori di pellicola (circa 3 minuti), che limita la possibilità di rifare, e per i costi della pellicola; hanno bisogno poi di strumenti specifici (un proiettore) per essere condivisi nel loro formato originale, la pellicola. E conservano una fisicità concreta, cioè un’affinità con quello di cui siamo fatti noi, che manca del tutto alle immagini dell’era digitale.

Nel momento della sua costituzione l'ACCADEMIA DEL PASSO RIDOTTO nomina il suo presidente, un filmmaker che è invitato, durante la Postaja, a partecipare ai workshop che l’Accademia intende organizzare alla Stazione, e che resta in carica per un anno. Presidente per il primo anno sarà Alessio Zerial, di cui leggerete nella pagine di questo catalogo perché nell’occasione dell’inaugurazione dell’Accademia verrà presentato il frutto del workshop sulle immagini girate da lui, insieme ad una retrospettiva dei suoi film.

L'ACCADEMIA DEL PASSO RIDOTTO è aperta alle collaborazione più diverse, di Enti, di istituzioni e di persone.
L’avvio è realizzato dalla Stazione Topolò in collaborazione con l’Accademia di Brera di Milano e il Kinoatelje di Gorizia.

Elvio Annese, regista di documentari, scrittore e sceneggiatore, è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Gianfilippo Pedote, produttore cinematografico e colonna da 25 edizioni della Stazione di Topolò, è docente presso l’Accademia di Brera.

Les Tambours de Topolò

Mappature digitali

Per la XXV edizione della Stazione di Topolò/Postaja Topolove, Les Tambours de Topolò festeggeranno il loro compleanno nella cornice della piazza alta, che li ha visti nascere diciotto anni fa. Per l'occasione, proporranno un viaggio nel proprio repertorio e nelle proprie incarnazioni: dagli esordi con i soli fusti metallici, all'inclusione di altri strumenti musicali, alle contaminazioni con DJ e compositori digitali.

Per l'occasione, saranno accompagnati dalle proiezioni e dal video mapping di Luca Ferro del collettivo Deltaprocess, nato in Italia nel 2009 e con all'attivo partecipazioni ai maggiori festival artistici e musicali d'Europa.
www.ltdt.it

ToBe Continued 2018 - nona edizione

registrazione effettuata il 24 marzo 2018-World TB Day

Il 24 marzo, Giornata Mondiale per la Lotta alla Tubercolosi, ritorna, ed è la nona edizione, ToBe Continued.
Si tratta di un "concerto" dall’aspetto assai originale, della durata di 24 ore (dalle 00.00 del 24 marzo fino alle 24.00 del medesimo giorno), durante le quali diversi musicisti sparsi in vari punti del pianeta si collegano a un sito internet per trasmettere, dal vivo, la loro musica. Il tutto in un flusso continuo, senza alcuna interruzione, a staffetta. Ogni musicista ha a disposizione 30 minuti. Data non casuale quella del 24 marzo, da anni Giornata Mondiale per la Lotta alla Tubercolosi.
I concerti provengono da Cina, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Thailandia, USA Giappone, Guatemala, India, Egitto, e ancora: Costarica, Argentina, Camerun, Marocco, Turchia, Australia, Sud Africa, Brasile, Iran, Russia, Georgia, Armenia, Svezia, Bielorussia, Gran Bretagna, Olanda, Slovenia, Serbia, Macedonia, Transnistria, Bulgaria, Cechia, Norvegia, Germania, Spagna, Belgio, Islanda, Portogallo, Romania, Austria, Albania, Francia, Grecia e Italia per un totale di 43 nazioni. Di fatto, un simbolico giro del mondo in 48 tappe sonore.
Il progetto è reso possibile dal sostegno di Sanofi e dalla collaborazione di UNIKUM - Centro Culturale dell’Università di Klagenfurt che ospita sicamente il quartier generale del progetto. ToBe Continued ha il patrocinio del Dipartimento Global TB Programme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Carlos Casas

Avalanche

Avalanche è un film su Hichgh, uno dei villaggi abitati più alti del mondo tra le montagne del Pamir (Tajikistan), conosciuto come il tetto del mondo. Una meditazione audiovisiva sulla scomparsa, Avalanche è una ricerca sulla relazione tra film, musica e paesaggio, un’esperienza fisica tanto quanto mentale, trasporta lo spettatore in uno stato di levitazione. Una delle regioni più sconosciute del mondo, le Pamir sono tanto misteriose quanto affascinanti, casa di alcune tra le più vecchie e meglio mantenute tradizioni del mondo.

Il film segue il tramonto di un villaggio destinato a scomparire, prima che diventi un paese fantasma, prima che le pietre e le case di fango ritornino a far parte della montagna.
Avalanche è un work in progress, ed un site specific film, il film viene adattato e revisionato in relazione al contesto in cui si presenta, ogni occasione e luogo cambia. Può essere presentato con musica live, come un’installazione oppure una proiezione continua.

Carlos Casas (Barcelona 1974) Artista e filmmaker, il suo lavoro è una via di mezzo tra documentario, cinema e arte visiva e sonora contemporanea. I suoi ultimi tre film sono stati riconosciuti in festivals in giro per il mondo a Torino, Madrid, Buenos Aires e Città del Messico ed alcuni dei suoi video sono stati presentati in mostre collettive e singole. Nel 2001 ha cominciato a lavorare ad una una trilogia dedicata agli ambienti più estremi del pianeta, Patagonia, mare di Aral e Siberia. Nel 2009 ha iniziato il suo work in progress Avalanche, attualmente sta lavorando ad un film dedicato al cimitero degli elefanti situato sul confine tra India e Nepal.

Carlos Casas

Avalanche - progetto work-in-progress con i musicisti della Stazione

L'ultima volta che sono stato a Topolò avevo pensato di fare la presentazione di Avalanche, il mio film in progress che continuo a filmare dal 2005. Il progetto è basato su un paese del Pamir a 3700 metri di altitudine; il film tratta di documentare il paese e il suo destino. Il progetto e totalmente site specific ossia è sempre diverso, con live soundtrack e live editing, ogni posto dove si presenta è diverso. Avevo pensato di fare una sorta di installazione di 24ore, dove quasi a tempo reale le immagini del paese in Pamir occupano una casa di Topolò, e dove in certi momenti avvengono dei live concert in collaborazione con musicisti, locali e internazionali.

Carlos Casas (Barcelona 1974) Artista e filmmaker, il suo lavoro è una via di mezzo tra documentario, cinema e arte visiva e sonora contemporanea. I suoi ultimi tre film sono stati riconosciuti in festivals in giro per il mondo a Torino, Madrid, Buenos Aires e Città del Messico ed alcuni dei suoi video sono stati presentati in mostre collettive e singole. Nel 2001 ha cominciato a lavorare ad una una trilogia dedicata agli ambienti più estremi del pianeta, Patagonia, mare di Aral e Siberia. Nel 2009 ha iniziato il suo work in progress Avalanche, attualmente sta lavorando ad un film dedicato al cimitero degli elefanti situato sul confine tra India e Nepal.

Sally Ann McIntyre

Radio Cegeste

La radio può esprimere distanza, ma anche prossimità. Un segnale può allungarsi sulla terra verso un’altra estate, come la rotta di un uccello migratore, ma può anche connettere gli ascoltatori di una stanza. Può attraversare decadi o secoli oppure essere immediata. La Radio è il cielo. Canta attraverso le voci degli uccelli nei loro viaggi, che navigano attraverso l’infrasuono ed ascoltano l’aurora e il suono dei fulmini. La Radio è terrestre. E’ nelle rocce, nei terremoti e tra le zone montuose nelle Isole del Sud della Nuova Zelanda, dove i piccoli uccelli chiamati pīwauwau, o scriccioli delle rocce, comunicano in un tono che è quasi troppo alto per l’ascolto umano.

Sally Ann McIntyre è un’artista radiofonica e poetessa neozelandese che lavora come operatrice della stazione radio mini-FM Cegeste. Il suo interesse è verso i limiti dello spazio radiofonico, come le fragilità delle trasmissioni a corto raggio possa rivelare aspetti inudibili ed anche rumori incodificabili all’interno dello spettro. Radio Cegeste si presenta come evento live e non, ma occasionalmente anche come progetto di registrazione. Il lavoro sonoro di Sally include anche una ricerca in corso sulla materialità della registrazione del silenzio, la storia della trascrizione dei canti degli uccelli, e la ricerca di tracce sonore all’interno di archivi, includendo l’utilizzo di inscrizioni soniche pre- elettroniche e meccanismi di riproduzione come grammofoni, cilindri fotografici in cera e carillons, in modo tale da rendere udibili canti di uccelli ormai estinti. Il suo lavoro spesso si interseca con gli archivi sonori e si interroga su come situare l’indeterminato all’interno di una struttura ordinata. Questi progetti sono stati esposti in gallerie e project spaces in Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Germania e Stati Uniti.

TRIon3

Homo

Katinka Dimkaroska – Flauto Tidldibab - Tapan
Mauro Bon – basso el. - sound scapes - percussioni -voci -ebow
Sandro Carta – Tromba – soundscapes

                                La nostra trilogia musicale rappresenta un omaggio all’uomo di Neanderthal, che 35 – 40 mila anni fa affrontava l'ultimo periodo della sua esistenza terrena convivendo con l’homo sapiens, prima di scomparire definitivamente in un tempo relativamente breve. Nato con l'idea di realizzare un paesaggio sonoro in grado di evocare la vita di una comunità preistorica. È scandito in tre distinti momenti temporali - il pomeriggio, la sera e il giorno seguente - ciascuno animato da differenti sonorità in cui riverberano, fondendosi con la natura circostante, alcuni suoni ambientali: la foresta, i versi degli uccelli e degli insetti che la abitano, la convivialità umana attorno al fuoco.

  La performance di Topolò sarà caratterizzata dalla presenza di Katinka Dimkaroska, musicista di Ljubljana, di origine macedone, la quale suonerà la copia esatta del flauto originale ricavato da un femore di un orso speleus, e ritrovato negli scavi delle grotte di Divije Babe (Idrija – SLO) frequentate dall'uomo di Neanderthal. Si ritiene possa essere lo strumento musicale più antico mai ritrovato a livello globale.

Giovanni Maier: violoncello
Filippo Orefice: clarinetto

Maier e Orefice collaborano da anni e hanno lavorato a lungo sull'improvvisazione in vari contesti: micro-cellule tematiche, jazz standards, racconti letterari e film muti musicati... Per questa particolare occasione, eseguiranno e svilupperanno improvvisando alcuni brani di Maier con una strumentazione diversa da quella loro usuale (sax e contrabbasso): clarinetto e violoncello.

Giovanni Maier, contrabbassista e compositore di fama internazionale. Ha suonato con Enrico Rava, Cecil Taylor, Anthony Braxton, Roswell Rudd, Richard Galliano, Gianluigi Trovesi, Massimo Urbani, Giancarlo Schiaffini, Franco D'Andrea, Han Bennink, Ernst Reijseger e moltissimi altri. Dal 2006 insegna Contrabbasso e Musica d'insieme ai "Seminari Senesi di Jazz". Dal 2009 è docente di Jazz presso il Conservatorio "Tartini" di Trieste.

Filippo Orefice ha collaborato con Don Menza, Marc Abrams, Bjram Istrefi, Sam Kulik, Zlatko Caucig, Chris Jennings, Pierre Allain Tocanier, U.T.Gandhi, Mellow Moods, Leroy Emanuel e molti altri musicisti europei. Vincitore di numerosi premi internazionali per il suo strumento, il sax e come compositore di musica per il cinema.

Jan Vysocky

Spirit of the place
an amplified sound experience of different sites in and around Topolò

Il termine "spirito del luogo" è sempre stato parte importante per le culture tradizionali del mondo ed è stato dimenticato dalla mentalità di un mondo bipolarizzato tipica del dopo guerra; è solo di recente che siamo riusciti a riscoprire, attraverso un approccio scientifico, il suo significato in relazione all’esperienza umana e alla vita all’interno di un luogo.

"Non credo in un Dio... ma credo nella natura e sono qui per proteggerla." Uno degli ultimi abitanti della vecchia generazione di Topolò.

I microfoni possono essere usati come attrezzi scientifici per misurare la cosiddetta "realtà oggettiva", ma allo stesso tempo sono anche strumenti per la creazione artistica. Meditando tra i suoni dell’ambiente in luoghi particolarmente energetici, possiamo aprire i nostri attrezzi personali - le orecchie e la coscienza - all’esistenza circostante e a quella interiore.

Regitrazione effettuata con un sistema di microfoni altamente sensibili ai suoni dell’ambiente nel settembre 2017 ed utilizzata per i suoni del film Stories of the Chestnut woods girato in Benečija.

Jan Vysocky è nato nel 1981 nella vecchia Cecoslovacchia ed è cresciuto in esilio in Austria. Ha seguito corsi all’istituto di elettroacustica e all’accademia di arte applicata di Vienna. Jan ha cominciato presto a collaborare con registi francesi e nel campo della danza contemporanea e dell’arte. Come compositore e artista sonoro ha prodotto molte colonne sonore e progetti sonori per film di fiction e documentari, ma anche per teatro e danza.
Dal 2010 vive a Parigi, collabora con Arden Day ad un progetto intitolato "Unbehagen" che utilizza pianoforte e ghironda, sviluppatosi poi nel quintetto di improvvisazione "Pancrace". La loro ultima incisione è stata selezionata come miglior album del 2017 dalle riviste "The Wire Magazine", "Chicago Reader" e "Soundohm".

Stiamo scomparendo - Viaggio nell'Italia in minoranza

un reportage a cura della rivista CTRL

Un viaggio dal Salento al Monte Rosa, nei luoghi d’Italia in cui la lingua madre non è l’italiano.
Abbiamo incontrato gli ultimi parlanti della lingua walser, nelle alte valli del Piemonte. Gli occitani, nel torinese e nel cuneese: la loro lingua è quella degli antichi trovatori. Siamo sbarcati sull’isola di San Pietro, nel sud della Sardegna, dove si parla il tabarchino. Siamo stati in Basilicata, nei territori degli arbëreshë, i discendenti delle popolazioni che nel XV secolo emigrarono in Italia dall’Albania. E nei piccoli paesi della Puglia dove sopravvive ancora oggi il grico: una lingua che, forse, resiste fin dai tempi delle antiche colonie della Magna Grecia o che, forse, è stata esportata nel Medioevo dall’Impero Bizantino.
Cinque reportage firmati da cinque scrittori: Franco Arminio, Viola Bonaldi, Nicola Feninno, Valerio Millefoglie, Mirco Roncoroni.
Un’ampia sezione fotografica con gli scatti di Emanuela Colombo. E sette contenuti speciali, che raccontano il rapporto tra lingua e identità nei territori dell’Italia meno raccontata, a cura di Gionata Giardina, Davide Gritti, Alessandro Mininno, Gianni Miraglia, Alessandro Monaci, Luca Perri. Stiamo scomparendo – Viaggio nell’Italia in minoranza è un libro di reportage narrativo e fotografico. Una narrazione a più voci che nasce dall’esperienza di CTRL magazine. E dalla passione per le storie fuori dai radar.

Playing men

un film di Matjaž Ivanišin
60’ - 2017

Playing man è un film giocoso sul gioco, sulla bellezza dei giochi e dei giocatori.
In un tempo che può o non può essere nostro, l’uomo gioca, serio, ma con spensierata gioia da qualche parte nel Mediterraneo. Lottare, far rotolare una forma di formaggio tra le strade di un paese o ripetere rapidamente i numeri giusti sono occupazioni di grande importanza. Il regista riprende tutto con seria leggerezza fino al momento in cui incontra un blocco creativo. Per continuare, ha bisogno di cambiare le regole del gioco.

Presentano il film a Topolò il regista Matjaž Ivanišin, la produttrice Marina Gumzi e forse altri membri della troupe di passaggio.

Matjaz Ivanisin è regista e scrittore. Ha studiato alls Scuola Nazionale Slovena del Cinema.
Corti : Che Sara (2002), Quick View (2005), Šentilj - Spielfeld, a Border Crossing (2009), Karpotrotter (2013), Little Houses (2014),  Lungometraggi : Every Good Story is a Love Story (2017)

Suono e Risonanza

TMO live in Arnoldstein
regia di Niki Meixner

Non poteva mancare, nell’anno della XXV edizione, la presenza di Unikum, il Centro Culturale dell’Università di Klagenfurt, con il quale la Stazione è gemellata fin dalle prime edizioni. Con i coordinatori di Unikum, Emil Kristof e Gerhard Pilgram, abbiamo vissuto e imparato un modo semplice e nuovo di proporre l’arte, spesso camminando. Con loro, da alcuni anni,è Niki Meixner, regista e coreografo, che ha diretto il video che immortala la nostra Topolovska Minimalna Orkestra impegnata in InC di Terry Riley, ad Arnoldstein durante il recente progetto Suono e Risonanza. Un dono in video da questo impareggiabile centro di cultura viva di Klagenfurt.

Giulia Iacolutti

Paesaggio sociale // Paesaggio visibile
performance

Se la conformazione degli spazi influisce sulla costruzione/decostruzione dell’identità, analogamente sono i processi sociali a conformare gli spazi stessi. Con un’azione performativa di 8 giorni, che prevede il ricamo di un presunto schema urbanistico di Topolò, basato sull’analisi delle mappe catastali dal 1500 a oggi e degli alberi genealogici delle famiglie del paese, Giulia Iacolutti desidera favorire i processi di appropriazione e riconfigurazione dello spazio, incentivando una partecipazione attiva basata sull’interazione creatasi coi passanti. Il lenzuolo sarà infine esposto sul balcone per celebrare la "virtù" del paese.

Giulia Iacolutti, fotografa documentarista, si dedica principalmente a progetti personali tra Italia e Messico. Dedita alla ricerca narrativa, oltre alla fotografia, utilizza differenti linguaggi e supporti per esplorare temi di natura politico-socio-culturale relazionati alle lotte di resistenza identitaria.

The Original Klezmer Alef Band

clarinetto e voce: Davide Casali
fisarmonica: Manuel Figheli
basso elettrico: Saverio Gaglianese
chitarra: Tiziano Bole

Il gruppo si propone di eseguire la musica klezmer cioè la musica degli ebrei che abitavano e vivevano fin dal XVI secolo d.C. nell’Est Europa.
La parola klezmer deriva dall’ebraico e significa "strumento da suonare". E’ la musica che per eccellenza veniva, e viene suonata tuttora, nelle feste e nei matrimoni ebraici e, talvolta, anche in quelli non ebraici, con forte disprezzo da parte dei religiosi che si infuriavano con queste bande di veri e propri musicisti di strada. Il più delle volte imparavano a suonare dai propri genitori che spesso tramandavano le musiche oralmente. Per questo motivo non esiste un repertorio preciso di questa musica, comunque la musica klezmer è la prima forma ufficiale di world music, ovvero abbraccia molti paesi come la Russia, la Polonia e anche la Grecia. Intorno al 1920, una massa consistente di ebrei si spostò in America ridando vita a questa musica e contaminandola, reciprocamente, con il Jazz.
Il gruppo strumentale e vocale "The Original Klezmer Ensemble", nato per volontà di Davide Casali nel 1993, ha suonato nei maggiori festival italiani di musica klezmer ed è stato invitato come miglior gruppo klezmer italiano negli Stati Uniti, in Germania, Croazia e Slovenia. Il concerto è una tappa della V edizione del Festival di musica concentrazionaria "Viktor Ullmann".

Fajnabanda

concerto

Fajnabanda, nata nel 2016, è composta da insegnanti, personale non docente, genitori ed ex allievi della scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Il nostro repertorio spazia da Nada a Srečko Kosovel, dagli Europe ai canti popolari. Motivi per cantare non mancano nella ricca tradizione musicale delle Valli del Natisone. Al di là delle parole, al di là dei confini, al di là del reale e dell’immaginario, c’è il canto che ci accudisce, ci esalta, ci rigenera e ci poetizza.

"Dove la parola manca, là comincia la musica; dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare". Vladimir Jankélévitch.

Canary Pipe

Irene Brigitte, voce e chitarra acustica
Ilaria Fantin, arciliuto e voce

I Music Club sono sempre più frequenti nella Londra del fine ‘600, in un contesto dove la pratica e la fruizione della musica cosiddetta "colta" usciva dalla corte. Il concerto non era quindi più per pochi eletti ma per quelli che desideravano ascoltarla, magari sorseggiando una bevanda in compagnia. Questo è lo spirito con cui Irene Brigitte e Ilaria Fantin propongo un repertorio che tocca in gran parte il ‘600 ma che raggiunge i club dei giorni nostri. Diversi sono infatti gli incontri tra il mondo del cantautorato-folk e la musica antica che in questo concerto verranno raccontati e interpretati. Un repertorio che riporta in luce le figure di grandi compositori barocchi e le confronta con importanti esponenti del nostro secolo (Nick Drake, Beatles, David Bowie..), raccontandone le connessioni.
Un duo nato da poco che vanta, di recente, la partecipazione alla Stanza della Musica di Rai Radio3.

Irene Brigitte, dal 2013 comincia ad approfondire la musica antica e si iscrive al Corso di canto rinascimentale e barocco del Conservatorio Pedrollo (Vicenza). Ha cantato come solista e corista in diverse rassegne tra cui Mese della Musica al Duomo di Milano, Conversazioni al Teatro Olimpico di Vicenza,Trento Musica Antica, Hausmusik – Wunderkammer, Antichi Suoni alle Gallerie d'Italia e Itinerari cameristici di Trento. Ha inoltre preso parte alla nuova edizione della messa “Se la face ay pale” di Guillaume Du Fay, diretta da Claudia Caffagni, pubblicata nel 2017 da Amadeus.

Ilaria Fantin si è laureata in liuto presso il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza, ha terminato la specializzazione con il massimo dei voti al Conservatorio E.F.dall’Abaco di Verona. Svolge intensa attività concertistica in Italia e all’estero, interessandosi ai vari aspetti della musica antica attinenti al proprio strumento, ed eseguendo brani che vanno dal periodo medievale a quello rinascimentale e barocco. Ha partecipato ad importanti festival in tutta Europa. Lavora come unica musicista allo spettacolo ‘Il Sangue’ con il regista Pippo Delbono e la cantante Petra Magoni. Ha un progetto in duo con Petra Magoni e un repertorio di musica sacra che ha debuttato con due concerti a Quito, in Ecuador, oltre al duo di musica tradizionale Quintana, con la strumentista praghese Katerina Ghannudi all’arpa tripla e voce.

Jubilaeum_40

solo per percussioni di Zlatko Kaučič

Il percussionista sloveno Zlatko Kaučič festeggia, nel 2018, i 40 anni di attività. Per capire quale sia stato, e sia, il livello della sua attività basta scorrere i nomi dei musicisti con i quali ha collaborato: Paul Bley, Steve Lacy, Thelonius Monk Project Enrico Rava, Gianluigi Trovesi, Albert Mangelsdorff, Keeny Wheeler, Alexander Balanescu, Paul McCandless, Trevor Wats, Marc Ribot, Greg Cohen, Saadet Türköz, Peter Brötzmann, Evan Parker, Phil Minton, Joëlle Léandre, Paolo Fresu,, Misha Mangelberg, John Patitucci e moltissimi altri. Negli ultimi anni si è dedicato con passione alla didattica, creando scuole di musica e gruppi musicali interfrontalieri. Della sua opera didattica ha beneficiato, alcune edizion fa, anche la Stazione grazie a un cantiere per ragazzi basato sull'idea del corpo come strumento.
Il solo per percussioni è appositamente ideato per Topolò.

www.kaucic-zk.si

Flavio Zanuttini

La Notte
concerto

La Notte è un disco pensato, suonato, registrato e ispirato dalla notte. Non solo come momento della giornata, ma anche come buio spirituale, oscurità morale e opposto di chiarezza e luminosità. Ne "l'uccellino azzurro" di Maurice Maeterlinck la Notte è custode di segreti, misteri e mali che affliggono la vita da sempre. Sono segregati dentro a caverne di basalto chiuse da porte di bronzo. Con questo disco il trombettista Flavio Zanuttini apre quelle porte e descrive le entità all'interno delle caverne: spettri, paure, segreti, misteri e i peggiori istinti dell'uomo.

Flavio Zanuttini
Nominato tra i migliori trombettisti d'Italia secondo la rivista Musica Jazz nel 2011, il suo suono e il suo approccio sono unici e si possono riconoscere in tutti i contesti dov'è impegnato che variano dalla lead trumpet in grossi ensemble al solista improvvisatore in gruppi più ridotti. Tra il 2004 e il 2013 con il gruppo Arbe Garbe suona in tutta Europa e oltreoceano e pubblica cinque album di cui ha curato composizioni, arrangiamenti e produzione. Due di questi assieme al chitarrista e cantante statunitense Eugene Chadbourne.
Dal 2007 al 2015 è prima tromba della Abbey Town Jazz Orchestra con la quale ha collaborato con diversi artisti di fama internazionale.

Metamorfosi

concerto per arpa di Emanuela Battigelli

In una piovosa sera del luglio 1997, in un fienile di Topolò, la Stazione ospitò il primo concerto pubblico di una giovanissima arpista friulana. Alla sua domanda se qualcuno fosse in grado di leggere la musica per girare le pagine degli spartito, si alzò un uomo dal fondo del fienile che svolse correttamente quell'incarico per tutto il concerto: era Alvin Curran. Ventuno anni dopo, carica di successi ed esperienze, Emanuela ritorna a Topolò con un programma che comprende anche due prime esecuzioni assolute.

Emanuela Battigelli è nata a Gemona del Friuli nel 1980. Ha avuto il privilegio di collaborare come arpista di alcune fra le più importanti orchestre a livello mondiale quali Berliner Philharmoniker, London Philharmonia ed Orchestra del Teatro alla Scala, sotto la direzione di Maestri come Daniel Barenboim, Simon Rattle e Kirill Petrenko. La sua carriera solistica e cameristica l'ha portata a suonare in prestigiose rassegne come Festival di Aix en Provence, Verbier Festival e Biennale di Musica Contemporanea di Gerusalemme, ed eseguire concerti per arpa ed orchestra insieme all' Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, The Israel Chamber Orchestra ed altre. Nel 2013 ha eseguito in prima esecuzione assoluta per Radio RAI brani originali per arpa di Germaine Tailleferre. Nel 2014 la casa discografica Artesuono ha pubblicato l'album digitale Tailleferre - Britten – Hosokawa che include la prima registrazione assoluta di lavori per arpa di Germaine Tailleferre e delle Two Japanese Folksongs per arpa di Toshio Hosokawa. Dal 2015 collabora con l'Ensemble Prometeo, eccellenza italiana nell'ambito della musica contemporanea.

Musica per camaleonti

indagini, flirt, esperimenti e sogni americani per pianoforte
concerto di Luisa Valeria Carpignano

Pianista e compositrice, è da sempre interessata al repertorio moderno e contemporaneo. Si è laureata a pieni voti in pianoforte al Conservatorio L. Cherubini di Firenze e ha studiato composizione nei conservatori di Firenze e di Roma. Come pianista, la sua attività concertistica è incentrata ad esplorare il repertorio contemporaneo e dell'avanguardia storica. Come compositrice, i suoi lavori - profondamente legati alla letteratura e alla filosofia - hanno avuto prime esecuzioni a Roma, nel 2012, e a Londra su commissione del London Ear Festival 2013. La sua doppia formazione e i suoi interessi la portano ad avere un impegno speciale in progetti con prime esecuzioni di compositori della nuova generazione. Inoltre, è coinvolta regolarmente in progetti sperimentali (per lo più improvvisazione con live electronics e fixed media) che nutrono nelle sue attività di musicista una particolare attenzione per gli aspetti performativi della musica.

Nicola Di Croce

Suoni a Margine

Suoni a margine (uscito per Meltemi a febbraio) è nato da una ricerca di dottorato in pianificazione territoriale durante la quale ho costantemente ibridato le mie esperienze artistiche legate al mondo della sound art, della performance e della partecipazione. Il testo si propone di indagare le connessioni tra ambiente sonoro e questioni urbane e territoriali attraverso la pratica dell’ascolto. L’obiettivo è elaborare un approccio inedito di ricerca per reinquadrare quelle particolari trasformazioni legate a fenomeni come lo spopolamento, la gentrificazione, il turismo, le sperequazioni, la scomparsa di identità locali e di patrimoni culturali intangibili. Questioni che passano spesso “inosservate”, e che l’attenzione all’ambiente sonoro può far emergere e portare al centro del dibattito pubblico. Più che la presentazione di un libro, quella di Topolò si presenta come una performance.

Nicola Di Croce è sound artista, musicista, architetto e dottore di ricerca in pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio. La sua ricerca si concentra sul rapporto tra ambiente sonoro e pianificazione della città e del territorio. Vive a Venezia.

Versopolis

un corto di Jan Cvitkovič
2018 - 3'

Versopolis is the city where people don't speak  through their  mouth anymore, they start speaking through their hearts instead. (Versopolis è la città dove la gente non parla con la bocca, ma con il cuore)

Queste le note con le quali il regista sloveno Jan Cvitkovič presenta la sua ultima opera, un corto-cortissimo di soli 3 minuti che la Stazione ha il piacere di proiettare in prima visione assoluta. Jan è una presenza costante a Topolò dal 2004 quando venne a presentare Kruh in Mleko (Pane e Latte), il film che gli valse nel 2003 il Leone come opera prima al Festival del Cinema di Venezia. Da quel giorno, Topolò è uno schermo di prova o di conferma per i suoi sempre sorprendenti e sempre diversi film e cortometraggi, premiati nei più importanti festival mondiali.

La Botta Grossa

un documentario di Sandro Baldoni
2017 - 82'

Il 30 ottobre 2016 il terremoto ha colpito nuovamente il Centro Italia, già piegato dal sisma di agosto ad Amatrice, con la scossa più forte registrata in Italia negli ultimi 40 anni: magnitudo 6,5, con epicentro tra le province di Perugia e Macerata, in Umbria e nelle Marche, e un raggio d’azione che ha devastato tutta la zona dei Monti Sibillini, dove il regista è nato e cresciuto. Partendo dalla sua casa distrutta e dal suo personale stato d’animo, Baldoni compie un viaggio "da dentro" l’esperienza del terremoto, per cogliere le paure profonde, i traumi, le ansie, le rabbie, le speranze delle persone colpite. L'opera di Baldoni ha vinto il Nastro d'Argento come miglior documentario italiano del 2017. A presentarla a Topolò è il produttore esecutivo, Gianfilippo Pedote.

Sandro Baldoni debutta sul grande schermo nel 1994 con Strane storie - Racconti di fine secolo, vincitore del Ciak d'oro per la miglior regia e il Nastro d'Argento dei critici cinematografici. Del 1998 è Consigli per gli acquisti e nel 2008 il suo terzo film, Italian Dream.

R - R

Cantiere per la Topolovska Minimalna Orkestra
condotto da Antonio Della Marina

Dal 2008 uno degli appuntamenti fissi della Stazione è quello con la TMO, l'orchestra a struttura aperta che ingloba ragazzi e non ragazzi, dilettanti e professionisti con l'unico punto fisso del conduttore, il musicista udinese Antonio Della Marina. Dopo le esperienze che hanno portato la TMO a cimentarsi con Gustav Holst, Eyvind Kang, Luc Ferrari, La Monte Young, John Cage, Steve Reich e lo stesso Della Marina, quest' anno si riparte da In C, il capolavoro di Terry Riley e dal coinvolgente Les Moutons de Panurge di Frederick Rzewsky.
A Topolò si può...

12.116 pezzi

raccontati da Lorenzo Cerneaz

Dodicimilacentosedici sono i pezzi che compongono la Ferrari del pianoforte, il Gran Coda Steinway and Sons e si contano sulle dita quelli che sono in grado di ricomporli. Uno di loro abbiamo la fortuna di averlo qui vicino a noi, a Udine: è Lorenzo Cerneaz. Assistere a un trasporto, alla messa in posa e all'accordatura di un pianoforte da parte di Lorenzo è come assistere a qualcosa di più che un lavoro meramente tecnico. La sua visibile passione e le performances che lo hanno visto permettere concerti per pianoforte in luoghi che sarebbero estremi anche per un flautista, invocano una narrazione che lui stesso ci farà prima del concerto di Alessandra Celletti. Un altro dono di Lorenzo alla Stazione di Topolò.

Sacred Honey

pianoforte: Alessandra Celletti
musiche di Gurdjeff-de Hartmann, Satie, Celletti

Quando Lorenzo Cerneaz ci ha proposto una operazione Fitzcarraldo, cioè quella di portare un gran coda Steinway nei boschi di Topolò, abbiamo pensato subito ad Alessandra, che a Topolò, nel bosco, aveva già suonato nel 2013 durante il suo Piano, piano on the road. Recentissimo è il suo CD Sacred Honey, che contiene le musiche composte dal filosofo e mistico armeno Georges Ivanovitch Gurdjeff, trascritte dal suo discepolo Thomas de Hartmann.
Le musiche e la filosofia di Gurdjeff hanno fortemente influenzato musicisti come Robert Fripp, Franco Battiato e Keith Jarrett. Il concerto di Topolò prevede anche brani di Erik Satie e della stessa Celletti.

Alessandra Celletti, pianista e compositrice, spazia in un repertorio che da Baldassarre Galuppi giunge fino ai giorni nostri, come dimostrato dalla sua copiosa discografia. Ha collaborato con artisti di diverse discipline per il cinema, le arti performative, il teatro. Vive a Roma.

il concerto è in collaborazione con Cerneaz pianoforti.

Marilisa Cosello

1-2
performance

Marilisa Cosello (Salerno, 1978) si diploma in Arti Visive nel Regno Unito. Lavora per 5 anni come fotografa di news, per poi passare ad un approccio concettuale all’arte. L’obiettivo principale del suo lavoro è l’indagine visiva dei rapporti e degli archetipi della società e l’analisi della relazione umana nelle sue possibili forme di limite e potere, dove il corpo diventa un soggetto oggettivo.

Meteorlar

un film di Gürcan Keltek
84’ - 2017

Arrivano la notte. Tutti escono di casa. Accendono le torce e ricordano coloro che hanno percorso queste strade prima di loro. Nelle prossime ore, la città è bloccata ed appare un eclissi. Nella notte, meteore iniziano a cadere. Combinando documentario a cronaca politica, e connettendo la terra al cosmo, Meteorlar è un film sulla memoria e la scomparsa - di persone, luoghi e cose.

In collaborazione con Trieste Film Festival nell’ambito di TFF in tour